Caro Simon,
Anzitutto benvenuto, sai quale sia il piacere di averti tra noi, benchè tu ricambi la mia ospitalità pestandomi subito i calli
I) la questione paolina
E' cosa acclarata per noi, lo inserirò prima o poi nelle FAQ, considerare "con le molle" la cristologia paolina, come prima radice della deriva trinitaria. La nosta sensibilità arriva a dire che non v'è ragione per ritenere che persino l'indiscusso Maestro, Gesù, possa aver detto cose che oggi non incontrano la nostra sensibilità e non v'è ragione logica ontologica metafisica per cui Gesù in linea di principio non possa aver detto qualche inesattezza. Fortunatamente versi dell'Evangelo che si prestano a un simile discorso son davvero pochi, quindi è una eventualità, che pur essendo valida da un punto di vista teorico, non trova grandi possibilità di applicazione. Ma è una eventualità su cui voglio che tu rifletta perchè è la chiave per capire la nostra sensibilità: Gesù era assolutamente umano e dunque in linea di principio fallibile. Il suo grado di illuminazione e consapevolezza è stato poi tale che questa radice di fallibilità si è ridotta ad una percentuale infinitesima nel suo magistero.
Se arrivo a dire questo del mio amato Maestro, capirai cosa ti posso dire di Paolo, che Gesù manco lo conosceva, e spesso l'ha tirato in mezzo come semplice pretesto. L'insegnamento paolino è spesso lontano dalla nostra sensibilità, ma questo per noi non è affatto un problema. Non ritenendo gli scritti ispirati da Dio, ma testimonianza d'uomo di un proprio cammino spirituale, per noi Paolo è solo un testimone poco attendibile che invece di seguire il cammino ha preferito andarsene per i fatti suoi.
II) Il passo citato
Avrei anche potuto risparmiarmi questo pistolotto introduttivo poichè nel caso specifico una soluzione unitariana ci sarebbe. Mi autocito da un altro post, così imparo come si fa
CITAZIONE
esiste una versione "antropologica" della trinità che mette in luce la vita spirituale di ogni individuo in tre momenti.
Il primo momento, che definiamo Padre, che ricorda il momento in cui l'anima era con Dio (si pensi a Gv 1:1-2 NEL principio la Parola era, e la Parola era appo Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio appo Dio. )
Il secondo momento costituito dall'incarnazione è il momento del nostro essere Figlio, del percepire il massimo distacco dal padre
(GV 1:14 la Parola è stata fatta carne, ed è abitata fra noi )
Il terzo momento è quello della ricerca dello Spirito e del risveglio che pora alla riconciliazione col Padre, a chiudere il cerchio
(Gv 1:12Ma, a tutti coloro che l'hanno ricevuto, i quali credono nel suo nome, egli ha data questa ragione, d'esser fatti figliuoli di Dio; 13 i quali, non di sangue, nè di volontà di carne, nè di volontà d'uomo, ma son nati di Dio.)
Questo, diviso in tre momenti, è un modo di intendere la trinità come un percorso spirituale cconnaturato antropologicamente nel nostro essere creaturale umano, e che ci sforziamo affinchè possa costituire la cifra del nostro vivere
Stante questo discorso, Paolo, non fa che descrivere il percorso di ogni uomo, in origine con Dio, poi allontanatosi nel concepimento e riconciliatosi nello spirito. Farò cadere dalla sedia Alec facendo notare che morphè è proprio l'anima classicamente intesa in quanto forma del corpo, considerata come separata e divina (pensiamo al De Anima di Aristotele)
Quindi l'anima di Gesù ha seguito il percorso di ogni altra: origine divina, incarnazione, riconciliazione
Ciò che ci distanzia nel passo dalla sensibilità paolina è l'idea che questo processo sia stato di pertinenza esclusiva e peculiare di Gesù mentre secondo noi è un attributo caratteristico di ogni essere umano
Edited by Rev.Rob - 19/2/2010, 01:18